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lunedì 22 aprile 2024

Marco, Capitolo 6, Versetti 17-29

Erode infatti aveva fatto arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodiade, moglie di suo fratello Filippo, che egli aveva sposata. Giovanni diceva a Erode: Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello. Per questo Erodiade gli portava rancore e avrebbe voluto farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo giusto e santo, e vigilava su di lui; e faceva molte cose su suo consiglio, e lo ascoltava volentieri. Venne però il giorno propizio, quando Erode per il suo compleanno fece un banchetto per i grandi della sua corte, gli ufficiali e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodiade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla ragazza: Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò. E le fece questo giuramento: Tutto ciò che mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno. La ragazza, essendo uscita, disse alla madre: Che cosa devo chiedere? Quella rispose: La testa di Giovanni il Battista. Ed entrando subito di fretta dal re fece la richiesta dicendo: Voglio che tu mi dia subito su un piatto la testa di Giovanni il Battista. E il re divenne triste; tuttavia, a motivo del giuramento e dei commensali, non la volle contristare. Mandata una guardia, comandò che venisse portata la testa di Giovanni su un piatto. La guardia andò, lo decapitò in prigione e portò il suo capo su un vassoio, lo diede alla ragazza e la ragazza lo diede a sua madre. Udito ciò, i suoi discepoli vennero e portarono via il suo corpo e lo posero in un sepolcro.

Beda: Un'antica storia racconta che Filippo, figlio di Erode il grande, sotto il potere del quale il Signore fuggì in Egitto, e fratello di quell'Erode sotto il quale Cristo ha sofferto, aveva sposato Erodiade, figlia del re Areta. Più tardi suo suocero, in seguito a qualche dissidio che era sorto fra lui e suo genero, donò la figlia in sposa a Erode, in odio al suo primo marito, nemico di questi. Ciò che Giovanni Battista rimproverava a Erode erano questa nozze illecite e il fatto di avere sposato la moglie di suo fratello ancora vivo. Teofilatto: Altri invece dicono che Filippo, già morto, lasciò da sé una figlia; per cui Erode non doveva sposare la moglie del fratello, sebbene defunto. La legge infatti comandava che il fratello prendesse la moglie del fratello se il defunto non aveva prole; ora, egli aveva una figlia, per cui erano nozze scellerate.

Beda: Erodiade temeva che Erode a un certo punto si ricredesse, o diventasse amico di Filippo suo fratello, e così le nozze illecite sarebbero state sciolte dal ripudio.

domenica 17 dicembre 2023

Marco, Capitolo 6, Versetti 6b-13

E andava per i villaggi intorno insegnando. E chiamò i dodici, e cominciò a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti immondi. E comandò loro di non portare nulla lungo la via se non un bastone, né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa; ma calzati i sandali non indossassero due tuniche. E diceva loro: in qualsiasi casa entrerete, rimanete lì finché non ve ne andiate. E chiunque non vi riceverà né vi ascolterà, uscendo di là scuotete la polvere dai vostri piedi in testimonianza contro di loro. E uscendo predicavano che facessero penitenza, e scacciavano molti demoni e ungevano con olio molti malati e li guarivano.

Tofilatto: Il Signore predicava non solo nelle città, ma anche nei villaggi, per insegnarci a non disprezzare ciò che è piccolo e a non cercare sempre le grandi città, ma a seminare la parola di Dio nei borghi oscuri e disprezzati.

Beda: Il Signore, benigno e clemente, non invidia ai suoi servi e discepoli la loro potenza, e come egli aveva guarito ogni languore e infermità, così dona il potere di guarire agli stessi Apostoli. Ma c'è molta differenza fra il dare e ricevere: il Signore, quando agisce, agisce con la potenza di Signore, mentre i discepoli, in ciò che fanno, confessano la loro debolezza e la potenza del Signore dicendo (At 3,6): «Nel nome del Signore alzati e cammina».

Teofilatto: Manda poi gli Apostoli a due a due affinché siano più pronti: poiché, come dice il Qoèlet (4,9): «E' meglio essere due insieme piuttosto che uno solo». Se poi ne avesse mandati più di due, il numero non sarebbe stato sufficiente per percorrere tutti i villaggi.

Gregorio: Manda due discepoli nella predicazione poiché due sono i precetti della carità, cioè l'amore di Dio e del prossimo, e la carità non può esserci se si è in meno di due. Con ciò dunque ci fa capire che chi non ha carità verso l'altro non può in alcun modo ricevere l'ufficio della predicazione.

Beda: La fiducia del predicatore in Dio deve essere così grande che egli sia certo che il necessario alla vita non gli mancherà, sebbene egli non possa occuparsene. Egli non deve preoccuparsi delle cose eterne meno di quanto non di quanto non si preoccupi di procurarsi quelle temporali.

Crisostomo: Il Signore diede loro questo precetto anche perché alla loro vista i popoli comprendessero quanto fossero elevati al di sopra delle ricchezze.

giovedì 24 agosto 2023

Marco, Capitolo 4, Versetti 26-29

E diceva: Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; dorma o vegli, di notte o di giorno, anche il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa. Infatti la terra produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. E quando ha prodotto il frutto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura.

Crisostomo: Chiama regno di Dio la fede in lui e il mistero della sua umanità: il quale regno è come un uomo che getta la semente; ed è lui, che è Dio e Figlio di Dio, divenuto uomo senza mutamento della sua sostanza, che ha seminato la terra per noi, vale a dire che ha rischiarato il mondo intero con la parola della sua conoscenza divina.

Girolamo: Il seme è la parola della vita, la terra il cuore degli uomini, e l'addormentarsi dell'uomo è la morte del salvatore. Il seme cresce di notte e di giorno, poiché dopo il sonno di Cristo il numero dei credenti è cresciuto sempre più nelle avversità e nella prosperità quanto alla fede, ed è cresciuto nelle opere.

Teofilatto: Cristo dorme con la ascensione al cielo, dove, mentre sembra dormire, si leva spesso, sia durante la notte, richiamandoci al suo ricordo durante la prova, sia durante il giorno, quando ci salva mediante la preghiera.

Crisostomo: Dapprima produce l'erba nella legge di natura, avanzando lentamente verso la perfezione, poi produce le spighe da raccogliere in un mazzo e da offrire al Signore sull'altare, cioè nella legge di Mosè; infine il frutto pieno nel Vangelo: o perché non solo è necessario che produciamo foglie per obbedienza, ma anche che siamo prudenti, resistendo come delle spighe che si tengono ritte, non curandoci dei venti che agitano. Dobbiamo inoltre curare l'anima con l'assiduità della memoria, per portare frutto come delle spighe, cioè dimostrare la completa operazione della virtù.

Gregorio: L'uomo getta il seme in terra quando pone una buona intenzione nel suo cuore; dorme poi chi già riposa nella speranza della buona opera; sorge poi nella notte e nel giorno poiché progredisce tra le cose avverse e prospere. Il grano cresce senza che egli vi pensi, poiché nel momento in cui egli non può misurarne il progresso, l'energia che è stata concepita una prima volta avanza verso il suo completo sviluppo. È quando concepiamo dei buoni desideri che noi gettiamo il seme nella terra; quando cominciamo a operare rettamente siamo erba, quando cresciamo verso la perfezione delle buone opere giungiamo alla spiga; quando ci consolidiamo nella perfezione della stessa opera, la nostra spiga è piena di frumento.

venerdì 17 marzo 2023

Marco, Capitolo 1, Versetti 40-45

E venne a lui un lebbroso pregandolo, e in ginocchio e gli disse: Se vuoi, puoi mondarmi. Gesù avendo pietà di lui, stese la sua mano, e toccandolo gli disse: Lo voglio, sii mondato. E avendo detto ciò, subito la lebbra lo lasciò e fu guarito. E ammonendolo severamente lo rimandò e gli disse: Vedi di non dirlo a nessuno, ma va, e mostrati al principe dei sacerdoti, e offri per la tua purificazione ciò che Mosè ha ordinato a testimonianza per loro. Ma quello, uscito, cominciò a proclamare e a divulgare il fatto, al punto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori in luoghi deserti, e accorrevano a lui da ogni parte.

Agostino: Di questo lebbroso mondato Marco ricorda cose tali da farlo identificare con quello che Matteo dice fu mondato quando il Signore discese dopo il discorso della montagna. E poiché il Signore dice (Mt, 17): «Non sono venuto ad abolire la la legge, ma a portarla a compimento», colui che ha escluso dalla legge, pensando che sarebbe stato guarito dal potere del Signore, indicò che la grazia che poteva lavare la macchia del lebbroso non veniva dalla legge, ma da sopra la legge. In verità, come nel Signore viene dichiarata l'autorità del potere, così in lui la costanza della fede; segue infatti: e in ginocchio e gli disse: Se vuoi, puoi mondarmi. Si gettò con la faccia a terra, il che è segno di umiltà e pudore, affinché ciascuno si vergogni delle macchie della sua vita, ma la vergogna non impedì la confessione: mostra la ferita e chiede il rimedio; e la stessa confessione è piena di religione e di fede: infatti attribuisce il potere alla volontà del Signore.

Beda: Lo toccò anche per provare che non poteva essere contaminato colui che liberava gli altri. Inoltre è mirabile il fatto che egli lo guarì nel modo in cui era stato pregato. Se vuoi, aveva detto il lebbroso, puoi mondarmi; egli disse: lo voglio, e qui hai la volontà; sii mondato, e qui hai l'effetto della pietà.

Crisostomo: I Salvatore manda costui dal sacerdote per la prova della guarigione, e affinché questa non avvenisse al di fuori del tempio, ma venisse computata nella preghiera con il popolo. Lo manda anche per adempiere la legge, e così chiudere la bocca malevola dei Giudei. Così compì l'opera lasciandone ad essi la prova. Beda: Affinché cioè il sacerdote comprendesse che egli era stato guarito non nell'ordine della legge, ma per la grazia di Dio al di sopra della legge.

sabato 17 dicembre 2022

Marco, Capitolo 1, Versetti 4-8

Giovanni stava nel deserto battezzando e predicando un battesimo di penitenza in remissione dei peccati. E uscivano verso di lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme, confessando i loro peccati. Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e si cibava di locuste e miele selvatico e predicava dicendo: «Verrà dopo di me uno più forte di me, davanti a cui non son degno di inchinarmi per sciogliere il laccio dei suoi calzari. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo».

Beda: È chiaro che Giovanni non solo predicò il battesimo, ma anche lo diede a qualcuno; non poté però dare il battesimo in remissione dei peccati, poiché la remissione dei peccati ci è attribuita solo nel battesimo di Cristo. Si dice dunque: predicando un battesimo di penitenza in remissione dei peccati poiché, non potendo dare il battesimo che assolveva dai peccati, lo predicava; così che, come precorreva con la parola della predicazione la Parola incarnata del Padre, così col suo battesimo di penitenza che non assolveva dai peccati precorreva il battesimo con cui si viene liberati dai peccati.

Teofilatto: Il battesimo di Giovanni non aveva la remissione dei peccati, ma portava gli uomini solo la penitenza: predicava dunque il battesimo della penitenza, per condurre là per conduceva al battesimo della penitenza, cioè la remissione dei peccati, in modo che quanti facendo penitenza ricevevano Cristo, lo ricevessero in remissione dei peccati.

Beda: Il vestito e il nutrimento di Giovanni possono anche esprimere la natura della sua vita interiore. Egli si serviva agli abiti austeri poiché la vita dei peccatori non è alimentata dalle carezze, Madonna forte riprovazione; aveva una cintura di pelle intorno ai lombi poiché crocifiggeva la sua carne con i suoi vizi e le sue concupiscenze: mangiava le locuste e miele selvatico poiché la sua predicazione appariva dolce alle turbe, poiché il popolo pensava che egli fosse il Cristo; però ebbe fine avendo i suoi uditori capito che non era egli il Cristo, ma il Precursore, e il Profeta di Cristo. Infatti nel miele c'è la dolcezza, nelle locuste un rapido volo.

domenica 17 aprile 2022

Matteo, Capitolo 28, Versetti 1-7

La sera del sabato, all'alba del primo giorno della settimana, Maria Maddalena con l'altra Maria andò a vedere il sepolcro. Ed ecco che vi fu un gran terremoto. Infatti un angelo del Signore discese dal cielo e accostatosi rotolò la pietra e sedeva su di essa. Il suo aspetto era come la folgore, e il suo vestito come la neve. Per il timore di lui le guardie furono atterite e divennero come morte. Ma l'angelo rispondendo disse alle donne: Non temete voi: so infatti che cercate Gesù, che è stato crocifisso. Non è qui: è risorto infatti, come ha detto. Venite a vedere il luogo dove era stato deposto il Signore, e subito andando dite ai suoi discepoli: che è risorto, ed ecco, vi precederà in Galilea; là lo vedrete: ecco, ve l'ho predetto.

Agostino [Crisostomo]: Dopo le burle e le sferzate, dopo il fiele e l'aceto mescolati, dopo i tormenti delle piaghe sofferte sulla croce, e alla fine dopo la morte e la discesa agli inferi, risuscitò dalla sua tomba la nuova carne, germogliò dal caduco la nuova vita, e risuscitò la salvezza nascosta nella morte, per ritornare più pura dopo il sepolcro.

Remigio [Beda]: Bisogna sapere che, parlando in senso spirituale, Matteo si propose di dimostrarci la grande dignità che quella santissima notte ricevette in base all'onore della risurrezione del Signore e della sua vittoria sulla morte; per questo dice: La sera del sabato, all'alba del primo giorno della settimana; dunque, in conformità all'ordine comune dei tempi, la sera non porta la luce del giorno, ma più che altro le tenebre della notte; però con queste parole ci dimostra che il Signore convertì questa notte in festiva e splendente per mezzo della luce della sua risurrezione.

Beda: Ci fu un gran terremoto alla risurrezione del Signore dal sepolcro come ci fu anche nella morte di croce, ed esso mostra che i cuori umani si commossero prima per la fede nella passione, e poi furono eccitati a fare penitenza per il timone salutare della risurrezione.

domenica 31 maggio 2020

Matteo, Capitolo 25, Versetto 46


E se ne andranno questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna.

Origene: Osserva che avendo detto prima (v. 34): «Venite, benedetti», e poi (v. 41): «Andate via, maledetti», poiché è proprio del buon Dio ricordare prima le opere buone dei giusti e poi le opere cattive degli ingiusti, qui prima nomina la pena dei cattivi, e poi la vita dei buoni, affinché prima evitiamo i mali, oggetto di timore, e poi desideriamo i beni, fonte di onore.

Gregorio: Dicono: questa minaccia è fatta ai peccatori per distoglierli del peccato; ad essi rispondiamo: se ha minacciato delle cose false per correggere l'ingiustizia, allora ha anche promesso delle cose false, per invitare alla giustizia; e così, mentre cercano di mostrare Dio misericordioso, non temono di predicarlo fallace. Ma, dicono, una colpa che ha fine non deve essere punita senza fine: a questi rispondiamo che direbbero una cosa giusta se il giudice giusto valutasse i fatti e non i cuori degli uomini. Appartiene dunque alla giustizia del giudice severo che mai manchino di supplizio quelli il cui spirito non volle mai essere privo del peccato in questa vita.

Agostino: Nessuna legge giusta esige che sia uguale la durata del tempo della pena e della colpa. Nessuno infatti sostenne mai che la pena dell’omicida o dell'adultero debba durare tanto poco quando durano queste deviazioni. Quando poi per qualche grande crimine qualcuno è condannato a morte, forse che le leggi prendono in considerazione la durata del supplizio, e non la necessità di togliere per sempre il colpevole della società dei vivi? Le frustate, il disonore, l'esilio, la schiavitù, che frequentemente vengono imposti senza remissione alcuna, non assomigliano in questa vita alla forma delle pene eterne? E non possono essere eterne poiché anche la stessa vita durante la quale si impongono non è eterna. Ma dicono: come dunque può essere vero ciò che dice Cristo (7, 2): <<Nella stessa misura in cui misurate, sarà misurato a voi>>, se il peccato temporale è castigato con una pena eterna? Però non si considera che la misura della pena non viene considerata secondo la durata del tempo, ma secondo la reciprocità del male, cioè nel senso che colui che compì il male patisce il male; così va intesa l'uguaglianza della misura. L'uomo poi si è reso di un male eterno poiché ha distrutto in sé un bene che poteva essere eterno.

domenica 10 maggio 2020

Matteo, Capitolo 25, Versetti 14-30


Avverrà infatti come di un uomo che partendo per un viaggio chiamò i suoi servi e diede loro i suoi beni. E a uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì subito. Colui che aveva ricevuto cinque talenti andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque; similmente anche colui che ne aveva ricevuti due ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto uno, andandosene scavò un buco nella terra e nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo venne il padrone di quei servi e volle regolare i conti con loro. E avvicinatosi colui che aveva ricevuto cinque talenti presentò altri cinque talenti dicendo: Signore, mi hai dato cinque talenti, ecco, ne ho guadagnati altri cinque. Gli disse il suo padrone: Bene, servo buono e fedele, poiché sei stato fedele nel poco ti darò autorità su molto: entra nella gioia del tuo Signore. Si avvicinò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: Signore, mi hai dato due talenti, ecco, ne ho guadagnati altri due. Gli disse il padrone: Bene, servo buono e fedele, poiché sei stato fedele nel poco ti darò autorità su molto; entra nella gioia del tuo Signore. Avvicinatosi infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento disse: Signore, so che sei un uomo duro: mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; per timore andai a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco, hai ciò che è tuo. Il suo padrone però rispondendo gli disse: servo cattivo e pigro, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; dovevi dunque consegnare il mio denaro ai banchieri, e venendo l’avrei ricevuto con gli interessi. Toglietegli dunque il talento e datelo a colui che ne ha dieci; a chiunque infatti ha sarà dato, e sarà nell'abbondanza, ma a chi non ha sarà tolto anche quanto sembra avere. E il servo inutile gettatelo nelle tenebre esteriori: lì sarà pianto e stridore di denti.

Glossa: Nella parabola precedente è stata mostrata la condanna di coloro che non si erano sufficientemente provvisti di olio, sia che per olio si intenda la purezza delle buone opere, sia la gioia della coscienza, sia l’elemosina che si fa col danaro. Questa parabola invece è diretta contro coloro che non solo con il danaro, ma nemmeno con le parole o in un altro modo vogliono rendersi utili al prossimo, ma nascondono tutto.

Gregorio: Quest’uomo che parte per un viaggio è il nostro Redentore, che se andò in cielo con la carne che aveva assunto. Infatti il luogo proprio della carne è la terra, ed è portata come in peregrinazione quando è portata nel cielo dal nostro Redentore.

Origene: Quando vedrai che fra quelli che hanno ricevuto da Cristo il ministero della predicazione alcuni hanno di più e altri di meno, o, per così dire, comparati con i migliori, alcuni hanno così poco, conoscerai le differenze con cui ricevettero da Cristo il dono della parola divina, poiché differente fu l’efficacia che produsse per mezzo di quelli che ricevettero cinque talenti da quelli che ne ricevettero due, e da quelli che ne ricevettero uno, poiché non si trovava in tutti la stessa misura della grazia, e quello che ricevette un talento ricevette in verità un dono non disprezzabile, poiché è molto ricevere un talento da tale Signore. Tuttavia ci sono tre categorie di servi, come ci sono tre categorie di coloro che producono frutto. Quello che ricevette cinque talenti può interpretare tutte le cose sensibili della Scrittura secondo il senso spirituale. Quello che ne ricevette due è istruito nella dottrina corporale, poiché il numero due sembra essere quello della carne. Infine l’unico talento il padre di famiglia lo diede a colui che ha ancora meno capacità.

venerdì 1 maggio 2020

Matteo, Capitolo 25, Versetti 1-13


Allora il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini, che prendendo le loro lampade uscirono incontro allo sposo e alla sposa. Cinque di esse erano stolte e cinque prudenti; ma le cinque, prese le lampade, non presero con sé olio; le prudenti invece presero l'olio nei loro vasi insieme con le lampade. Ritardando dunque lo sposo, presero sonno tutte e dormirono. Ma a mezzanotte si levò un grido: Ecco, viene lo sposo, uscitegli incontro. Allora tutte quelle vergini si levarono e adornarono le loro lampade. E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio poiché le nostre lampade si spengono. Risposero le prudenti: No, affinché forse non basti né a noi né a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene. Mentre dunque andavano a comprare, venne lo sposo, e quelle che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Da ultimo vengono anche le rimanenti vergini dicendo: Signore, Signore, aprici. Ma egli rispondendo disse: In verità vi dico: Non vi conosco. Vegliate dunque, poiché non sapete né il giorno né l'ora.

Girolamo: La similitudine delle dieci vergini stolte e prudenti alcuni la interpretano semplicemente delle vergini, di cui alcune, secondo l’Apostolo, sono vergini sia di corpo che di spirito, mentre altre hanno conservato soltanto la verginità del corpo, oppure non hanno le altre cose, oppure, custodite dalla cura dei genitori, tuttavia nella mente si sono sposate. Tuttavia a me sembra che in base a quanto detto prima il senso di questa comparazione sia diverso, e non si riferisca ai corpi verginali, ma a tutto il genere umano.

Gregorio: In ogni uomo si trovano duplicati i cinque sensi, e i cinque sensi moltiplicati per due fanno dieci. E poiché la moltitudine dei fedeli si raccoglie da entrambe i sessi, la santa Chiesa viene detta simile a cinque vergini; e poiché vi sono mescolati i cattivi con i buoni e i reprobi con gli eletti, giustamente viene paragonata a delle vergini prudenti e stolte.

Crisostomo: Pone poi questa parabola nella persona delle vergini per mostrare che sebbene la verginità sia qualcosa di grande, tuttavia se è priva delle opere di misericordia viene gettata fuori con gli adulteri.

Gregorio [Origene]: Coloro che credono rettamente e vivono giustamente sono assimilati alle cinque prudenti; coloro invece che professano sì la fede in Gesù, ma non si preparano alla salvezza con le buone opere, sono paragonati alle restanti cinque vergini stolte.

Agostino: Con le cinque vergini si intende la quintupla continenza dai diletti della carne: infatti l’appetito dell’animo deve contenersi dalla voluttà degli occhi, degli orecchi, dell’olfatto, del gusto e del tatto. Ma poiché questa continenza in parte avviene di fronte a Dio in modo da piacergli con il gaudio interiore della coscienza, e in parte di fronte agli uomini soltanto, per ottenere la gloria umana, cinque vengono dette sapienti e cinque stolte; entrambe tuttavia vergini, poiché in entrambe vi è la continenza, sebbene il godimento provenga da un diverso desiderio.

mercoledì 26 febbraio 2020

Matteo, Capitolo 24, Versetti 42-44


Vegliate dunque, perché non sapete in quale ora il Signore vostro verrà; sappiate però questo: se il capo di famiglia sapesse a che ora viene il ladro, veglierebbe certamente e non si lascerebbe scassinare la casa. Quindi anche voi siate pronti, poiché nell'ora che non sapete il Figlio dell'uomo verrà.

Gregorio: Veglia colui che tiene gli occhi aperti in presenza della vera luce; veglia colui che osserva nelle sue opere ciò che crede; veglia colui che allontana da sé le tenebre dell'indolenza e dell'ignoranza.

Agostino: E non disse: Vegliate solo a quelli a cui allora parlava e lo udivano, ma anche a quanti esistettero dopo di quelli e prima di noi, e a noi stessi e a coloro che esisteranno dopo di noi fino alla sua ultima venuta, poiché riguarda tutti in un certo modo, dato che quel giorno ha da giungere per ognuno; e quando sarà giunto,  ognuno sarà giudicato nella stessa maniera in cui esce da questo mondo; e per questo ogni Cristiano deve vigilare affinché la venuta del Signore non lo trovi impreparato: infatti quel giorno troverà impreparato colui che troverà impreparato l'ultimo giorno della sua vita.

giovedì 26 dicembre 2019

Matteo, Capitolo 24, Versetti 23-28


Allora, se uno di voi vi dirà: Ecco, il Cristo è qui, o là, non credete. Sorgeranno infatti falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi segni e prodigi, così da indurre nell’errore, se ciò potesse avvenire, anche gli eletti. Ecco, ve l'ho predetto. Se dunque vi diranno: Ecco, è nel deserto, non uscite; Ecco, è nelle stanze segrete, non credete; come infatti la folgore esce dall’oriente e compare fino all’occidente, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo. Dovunque sarà il corpo, là si raduneranno anche le aquile.

Ilario: Tuttavia, poiché gli uomini saranno posti in una grande vessazione, gli pseudoprofeti, proprio per indicare il potere che è proprio di Cristo, fingeranno che il Cristo sia o si trovi in molte parti, per portare molti, ingannati e abbattuti, al servizio dell'Anticristo. Per questo aggiunge: Sorgeranno infatti falsi cristi e falsi profeti.

Crisostomo: Qui parla dell'Anticristo e di alcuni suoi ministri, che chiama falsi Cristi e falsi profeti, i quali furono molti ai tempi degli Apostoli; però saranno molto più funesti quelli che ci saranno prima della seconda venuta di Cristo che non i primi. Per questo aggiunge: e faranno grandi segni e prodigi.

Agostino: Qui poi il Signore ci ammonisce perché intendiamo che anche uomini scellerati possono compiere certi miracoli che i santi non possono fare, ma non per questo vanno considerati come più vicini a Dio. Infatti i maghi degli Egiziani non erano più accetti a Dio del popolo di Israele per il fatto che questo non poteva fare quanto facevano quelli; sebbene Mosè con la virtù di Dio abbia potuto fare cose più grandi. Ma queste cose non vengono attribuite a tutti i santi affinché i deboli non vengano ingannati dal pericolosissimo errore di pensare che in tali fatti ci siano doni più grandi che nelle opere di giustizia, con le quali si acquista la vita eterna. Dunque, quando i maghi operano tali cose, che i buoni non possono operare, le fanno con un diverso potere: quelli le fanno cercando la loro gloria, questi cercando la gloria di Dio; quelli per certi commerci o benefici, come privati, secondo un potere concesso al loro ordine, questi pubblicamente e per mandato di colui al quale stanno soggette tutte le creature. [...]

Gregorio: L'Anticristo dunque, facendo dinanzi agli occhi carnali prodigi mirabili, trarrà dietro di sé gli uomini: poiché coloro che si dilettano dei beni presenti si sottometteranno senza alcuna resistenza al suo potere; per cui segue: così da indurre nell’errore, se ciò potesse avvenire, anche gli eletti.

martedì 3 settembre 2019

San Gregorio Magno - Omelie sui Vangeli

(Omilia 14, 3-6: PL 76, 1129-1130)

«Io sono il buon Pastore; conosco le mie pecore», cioè le amo, «e le mie pecore conoscono me» (Gv 10, 14).

Come a dire apertamente: corrispondono all'amore di chi le ama. La conoscenza precede sempre l'amore della verità.

Domandatevi, fratelli carissimi, se siete pecore del Signore, se lo conoscete, se conoscete il lume della verità. Parlo non solo della conoscenza della fede, ma anche di quella dell'amore; non del solo credere, ma anche dell'operare. L'evangelista Giovanni, infatti, spiega: «Chi dice: Conosco Dio, e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo» (1 Gv 2, 4).

Perciò in questo stesso passo il Signore subito soggiunge: «Come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e offro la vita per le pecore«(Gv 10, 15). Come se dicesse esplicitamente: da questo risulta che io conosco il Padre e sono conosciuto dal Padre, perché offro la mia vita per le mie pecore; cioè io dimostro in quale misura amo il Padre dall'amore con cui muoio per le pecore.

Di queste pecore di nuovo dice: Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna (cfr. Gv 10, 14-16). Di esse aveva detto poco prima: «Se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo» (Gv 10, 9). Entrerà cioè nella fede, uscirà dalla fede alla visione, dall'atto di credere alla contemplazione, e troverà i pascoli nel banchetto eterno.

Le sue pecore troveranno i pascoli, perché chiunque lo segue con cuore semplice viene nutrito con un alimento eternamente fresco. Quali sono i pascoli di queste pecore, se non gli intimi gaudi del paradiso, ch'è eterna primavera? Infatti pascolo degli eletti è la presenza del volto di Dio, e mentre lo si contempla senza paura di perderlo, l'anima si sazia senza fine del cibo della vita.

Cerchiamo, quindi, fratelli carissimi, questi pascoli, nei quali possiamo gioire in compagnia di tanti concittadini. La stessa gioia di coloro che sono felici ci attiri. Ravviviamo, fratelli, il nostro spirito. S'infervori la fede in ciò che ha creduto. I nostri desideri s'infiammino per i beni superni. In tal modo amare sarà già un camminare.

Nessuna contrarietà ci distolga dalla gioia della festa interiore, perché se qualcuno desidera raggiungere la mèta stabilita, nessuna asperità del cammino varrà a trattenerlo. Nessuna prosperità ci seduca con le sue lusinghe, perché sciocco è quel viaggiatore che durante il suo percorso si ferma a guardare i bei prati e dimentica di andare là dove aveva intenzione di arrivare."

lunedì 8 aprile 2019

Matteo, Capitolo 22, Versetti 23-33


In quel giorno gli si avvicinarono i sadducei, i quali dicono che non c’è risurrezione, e lo interrogarono dicendo: Maestro, Mosè ha detto: Se uno morirà senza avere figli, suo fratello prenda in sposa la vedova e dia una discendenza a suo fratello. Ora, c'erano presso di noi sette fratelli e il primo, presa moglie, morì, e non avendo discendenza, lasciò la moglie a suo fratello. Similmente il secondo, e il terzo, fino al settimo. Da ultima, fra tutti, morì anche la moglie. Alla risurrezione, dunque, di quale dei sette sarà moglie? Tutti infatti l'hanno avuta in moglie. Ma Gesù rispondendo disse loro: Vi sbagliate, non conoscendo le Scritture né la potenza di Dio. Infatti nella risurrezione non si prende né moglie né marito, ma saranno come angeli di Dio nel cielo. Della risurrezione dei morti poi non avete letto ciò che vi fu detto da Dio: «Io sono il Dio di Abramo e il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe»? Non è il Dio dei morti, ma dei vivi. E la folla udendo era ammirata della sua dottrina.

Crisostomo: Una volta confusi i discepoli dei Farisei con gli Erodiani, si presentano i sadducei, sebbene convenisse loro essere più pigri, per la confusione dei primi. Però la presunzione progetta molte volte cose stravaganti, ed è pertinace nel tentare cose impossibili. Per questo l’Evangelista, meravigliato della loro stupidità, significa questo dicendo: In quel giorno gli si avvicinarono i sadducei.

Girolamo: C’erano due sette tra i Giudei, una dei Farisei e l’altra dei sadducei. I farisei facevano ostensione della giustizia, delle tradizioni e delle osservanze, motivo per cui il popolo li chiamava «divisi». Però i sadducci, prendendo questo nome che significa «giusto», pretendevano di essere ciò che non erano; e mentre quelli credevano e confessavano la risurrezione del corpo e l’immortalità dell’anima, come anche gli Angeli e lo spirito, secondo quanto si legge nel libro degli Atti degli Apostoli, questi negavano tutto. Per cui si dice: i quali dicono che non c’è risurrezione.

Gregorio: Ci sono alcuni i quali credono che lo spirito si separi dalla carne, che la carne imputridisca e la putredine si riduca a polvere, e la polvere si dissolva negli elementi, in modo che mai più possa essere vista dagli occhi umani, e per questo non confidano che possa aver luogo la risurrezione; come anche non credono, quando vedono le ossa aride, che queste possano essere rivestite di carne e ritornare ad avere vita. Agostino: Non perisce però per Dio la materia, alla quale appartiene la carne di cui sono formati i mortali. Qualunque sia la polvere o la cenere in cui si dissolva, o l’aria o il vento che la portino, per quanto si converta in sostanza di altri corpi, o sia ridotta agli stessi elementi, per quanto serva di alimento agli animali e persino agli uomini e si trasformi nella loro carne, essa sarà restituita a suo tempo a quell’anima umana che primitivamente la vivificò perché l’uomo nascesse, vivesse e crescesse.

lunedì 25 marzo 2019

Matteo, Capitolo 22, Versetti 1-14


E rispondendo Gesù parlò ancora in parabole dicendo loro: Il regno dei cieli è simile a un uomo re che fece le nozze per suo figlio e mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, e non volevano venire. Di nuovo mandò altri servi dicendo: Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già macellati e tutto è pronto; venite alle nozze. Ma essi non se ne curarono e se ne andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; gli altri invece presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Il re, udito ciò, si adirò, e inviate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Allora disse ai suoi servi: Le nozze sono pronte, ma coloro che erano stati invitati non ne furono degni; Andate dunque all’uscita delle strade e chiunque troverete chiamatelo alle nozze. E usciti i suoi servi nelle strade, raccolsero tutti quelli che trovarono, buoni e cattivi, e le nozze furono ripiene di commensali. Entrò poi il re, per vedere i convitati, e lì vide un uomo non vestito con la veste nuziale e gli disse: Amico, come sei entrato qui non avendo la veste nuziale? Ma quello ammutolì. Allora il re disse ai suoi ministri: Legatelo mani e piedi e gettatelo nelle tenebre esteriori; lì sarà pianto e stridore di denti. Molti infatti sono i chiamati, ma pochi gli eletti.

Agostino: Unicamente Matteo riferisce questa parabola; Luca ne riferisce un’altra simile, però non è questa, come indica l’ordine stesso.

Origene: Il regno dei cieli è simile, secondo colui che li regna, a un uomo re, e, secondo colui con il quale regna, al figlio del re. Secondo quello che c’è nello stato del re è simile ai servi e ai convitati alle nozze, tra i quali si trova anche l’esercito del re. Si dice a un uomo re perché come uomo parli agli uomini e governi coloro che non vogliono essere governati da Dio; però il regno dei cieli cesserà di essere simile a un uomo quando, cessando lo zelo, la disputa e le altre passioni e peccati, avremo lasciato di camminare come uomini e lo vedremo tale quale è, mentre ora lo vediamo non quale è, ma quale ha voluto farsi per noi.

Gregorio: Il Padre fece le nozze al suo proprio Figlio quando unì questi con l’umanità nel grembo della Vergine. Ma dato che il matrimonio non può verificarsi se non fra due persone, non dobbiamo pensare che la persona del Salvatore consti di due persone unite. Diciamo dunque che consta ed è formata dalle due nature, però in nessun modo possiamo dire che sia un composto di due persone. Meglio può dirsi che questo padre re fece le nozze a suo figlio re associandogli la santa Chiesa per mezzo del mistero dell’incarnazione. Il talamo di questo sposo è il grembo della Vergine Maria. Crisostomo: Oppure diversamente. Quando si verificherà la risurrezione dei santi, l’uomo riceverà la vera vita, che è Gesù Cristo, poiché costui assorbirà nella sua immortalità la mortalità dell’uomo. Ora riceviamo lo Spirito Santo come in caparra della futura unione, però dopo riceveremo lo stesso Gesù Cristo in tutta la sua pienezza.

Origene: Si può dire che i servi inviati in primo luogo per invitare i commensali alle nozze sono i Profeti, che invitano il popolo, per mezzo delle loro profezie, alla gioia per l’unione della Chiesa con Gesù Cristo. E quelli che non vollero venire pur essendo stati invitati per primi sono coloro che non vollero udire le parole dei Profeti. Gli altri invece, che furono inviati in secondo luogo, sono un’altra serie di Profeti. Ilario: Oppure i servi che furono mandati per primi a chiamare gli invitati sono gli Apostoli, mentre coloro che furono invitati prima erano il popolo di Israele, che fu chiamato per mezzo della legge alla gloria eterna. Era dunque proprio degli Apostoli insistere con coloro che i Profeti avevano invitato in antecedenza, e coloro che furono invitati in seguito in condizione di maestri sono gli uomini apostolici che succedettero a quelli.

martedì 12 marzo 2019

Catechesi del Papa Benedetto XVI su San Gregorio Magno

Profilo biografico di San Gregorio Magno Papa

Dall'Udienza Generale del 4 giugno 2008 di Papa Benedetto XVI

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Fu uno dei più grandi Padri nella storia della Chiesa, uno dei quattro dottori dell’Occidente: Papa san Gregorio, che fu Vescovo di Roma tra il 590 e il 604, e che meritò dalla tradizione il titolo di Magnus/Grande. Gregorio fu veramente un grande Papa e un grande Dottore della Chiesa! Nacque a Roma, intorno al 540, da una ricca famiglia patrizia della gens Anicia, che si distingueva non solo per la nobiltà del sangue, ma anche per l’attaccamento alla fede cristiana e per i servizi resi alla Sede Apostolica. Da tale famiglia erano usciti due Papi: Felice III (483-492), trisavolo di Gregorio, e Agapito (535-536). La casa in cui Gregorio crebbe sorgeva sul Clivus Scauri, circondata da solenni edifici che testimoniavano la grandezza della Roma antica e la forza spirituale del cristianesimo. Ad ispirargli alti sentimenti cristiani vi erano poi gli esempi dei genitori Gordiano e Silvia, ambedue venerati come santi, e quelli delle due zie paterne, Emiliana e Tarsilia, vissute nella propria casa quali vergini consacrate in un cammino condiviso di preghiera e di ascesi.

Gregorio entrò presto nella carriera amministrativa, che aveva seguito anche il padre, e nel 572 ne raggiunse il culmine, divenendo prefetto della città. Questa mansione, complicata dalla tristezza dei tempi, gli consentì di applicarsi su vasto raggio ad ogni genere di problemi amministrativi, traendone lumi per i futuri compiti. In particolare, gli rimase un profondo senso dell’ordine e della disciplina: divenuto Papa, suggerirà ai Vescovi di prendere a modello nella gestione degli affari ecclesiastici la diligenza e il rispetto delle leggi propri dei funzionari civili. Questa vita tuttavia non lo doveva soddisfare se, non molto dopo, decise di lasciare ogni carica civile, per ritirarsi nella sua casa ed iniziare la vita di monaco, trasformando la casa di famiglia nel monastero di Sant’Andrea al Celio. Di questo periodo di vita monastica, vita di dialogo permanente con il Signore nell’ascolto della sua parola, gli resterà una perenne nostalgia che sempre di nuovo e sempre di più appare nelle sue omelie: in mezzo agli assilli delle preoccupazioni pastorali, lo ricorderà più volte nei suoi scritti come un tempo felice di raccoglimento in Dio, di dedizione alla preghiera, di serena immersione nello studio. Poté così acquisire quella profonda conoscenza della Sacra Scrittura e dei Padri della Chiesa di cui si servì poi nelle sue opere. 

lunedì 28 gennaio 2019

Matteo, Capitolo 20, Versetti 1-16


Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per prendere a giornata operai per la sua vigna. Accordatosi con loro per un danaro al giorno, li mandò nella sua vigna. E uscito verso l’ora terza ne vide altri che stavano sulla piazza ozioso e disse loro: Andate anche voi nella mia vigna, e vi darò quello che è giusto. Ed essi andarono. Di nuovo uscì verso l’ora sesta e nona e fece lo stesso. Uscito verso l’undicesima ora trovò ancora degli altri che stavano là e disse loro: Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi? Gli dicono: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Dice loro: Andate anche voi nella mia vigna. Venuta la sera, il padrone della vigna dice al suo fattore: Chiama gli operai e dà loro la paga cominciando dagli ultimi fino ai primi. Venuti dunque quelli dell’undicesima ora ricevettero ciascuno un danaro. Venuti poi anche i primi, pensarono di ricevere di più, ma ricevettero anch’essi un danaro ciascuno. E ricevendolo mormoravano contro il padrone dicendo: Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo? Ma egli rispondendo a uno di loro disse: Amico, io non ti faccio torto; non hai forse convenuto con me per un danaro? Prendi il tuo e va’. Ma voglio dare anche a quest'ultimo come anche a te. O non mi è lecito fare quello che voglio? O il tuo occhio è cattivo poiché io sono buono? Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi: molti infatti sono i chiamati, ma pochi gli eletti.

Crisostomo: Il padrone di casa è Cristo, per il quale il cielo e la terra sono come una casa sola; la famiglia invece consiste nelle creature celesti, terrene e inferiori. La sua vigna poi è la giustizia, nella quale si trovano tutte le classi di giustizia come piante distinte di una stessa vigna: per esempio la mansuetudine, la carità, la pazienza e le altri virtù, che vengono generalmente chiamate tutte giustizia. I coltivatori di questa vigna sono gli uomini, per cui si dice che uscì all'alba per prendere a giornata operai per la sua vigna. Dio infatti ha dato la giustizia alle nostre facoltà non per sua utilità, ma per la nostra. Sappiate dunque che noi siamo contrattati come giornalieri, e come nessuno porta nella sua vigna il mercenario per l’unico scopo di mangiare, così anche noi siamo stati chiamati da Cristo al lavoro non solo perché esercitiamo la nostra attività personale, ma per la maggiore gloria di Dio; e come il mercenario si occupa in primo luogo del suo lavoro e poi dell’alimentazione giornaliera, così anche noi dobbiamo occuparci innanzitutto di ciò che si riferisce alla gloria di Dio e dopo di ciò che concerne la nostra utilità. E come il mercenario impiega tutto il giorno nelle opere del suo Signore, e consacra solo un’ora per la sua alimentazione, così anche noi dobbiamo impiegare tutto il tempo della nostra vita nella gloria di Dio, e non concedere se no un po' di tempo alle nostre necessità temporali. E come il mercenario si vergogna di entrare nella casa del suo Signore e di chiederli il pane il giorno in cui non lavora, come non sei confuso tu di entrare nella Chiesa e stare davanti a Dio il giorno in cui non hai fatto un’opera buona?

Remigio [Rabano]: Il danaro era una moneta che valeva anticamente dieci assi, e che aveva l’effige del re. Con ragione dunque in questo passo il danaro rappresenta la ricompensa per l’osservanza del decalogo. Per questo il Signore dice in una maniera significativa: Accordatosi per un danaro al giorno. Infatti nella Chiesa tutti lavorano per la speranza della ricompensa di una rimunerazione futura.

Crisostomo: Oziosi sono i peccatori, che sono detti infatti morti. Ora, è ozioso chi non compie l’opera di Dio. Voi dunque non essere ozioso? Non prendere le cose altrui e dà delle tue, e hai operato nella vigna del Signore, coltivando la vite della misericordia. Segue: e disse loro: andate anche voi nella mia vigna. Nota che solo con i primi ha convenuto specialmente di dare un danaro, mentre stabilisce con gli altri un prezzo indeterminato, dicendo: e vi darò quello che è giusto. Sapendo infatti il Signore che Adamo avrebbe prevaricato, e tutti poi sarebbero morti nel diluvio, stabilì con lui un patto certo affinché non avesse a dire un giorno che aveva trascurato la sua giustizia poiché non sapeva quali premi avrebbe ricevuto. Con questi invece non stabilì un patto, poiché era pronto a retribuire tanti quanto i mercenari non speravano di ricevere.

venerdì 25 gennaio 2019

Matteo, Capitolo 19, Versetti 27-30


Allora Pietro rispondendo gli disse: Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne otterremo? Gesù disse loro: In verità vi dico che voi che mi avete seguito nella rigenerazione, quando il Figlio dell'uomo siederà seduto sul trono della sua maestà, siederete anche voi su dodici troni per giudicare le dodici tribù di Israele. E chiunque avrà lasciato la casa o i fratelli o le sorelle o il padre o la madre, la moglie o i figli o i campi per il mio nome, riceverà il centuplo e possiederà la vita eterna. Molti dei primi saranno ultimi, e gli ultimi i primi.

Origene: Pietro aveva udito la parola di Cristo che diceva (v, 21): «Se vuoi essere perfetto, và e vendi tutto ciò che hai»; poi considerò la tristezza del giovane che se ne andava e la difficoltà per i ricchi di entrare nel regno dei cielo; da qui la domanda che fece pieno di confidenza, come fa un uomo che ha posto termine a un’impresa difficile. Infatti, sebbene sia certo che ciò che egli e suo fratello avevano lasciato valeva molto poco, sapeva tuttavia che Dio lo teneva in molto conto a causa della grande pienezza di carità che diede origine al loro distacco, per cui ciò equivaleva al fatto che avessero lasciato molti possessi. E ritengo che Pietro, confidando più nel proprio affetto che nella quantità delle cose lasciate, interrogò con fiducia.

Girolamo: Voi che mi avete seguito siederete nella rigenerazione; cioè quando i morti risorgeranno incorrotti dalla corruzione, siederete anche voi sui troni di coloro che giudicano condannando le dodici tribù di Israele: perché mentre voi avete creduto, essi non hanno voluto credere.

Crisostomo: Accadrà infatti che nel giorno del giudizio i Giudei risponderanno: Signore, non ti abbiamo riconosciuto come il Figlio di Dio costituito nel corpo. Chi fra gli uomini poteva vedere un tesoro nascosto nella terra, un sole oscurato da una nube? Risposero dunque i discepoli: anche noi siamo stati uomini, grossolani e oscuri nel popolo; voi sacerdoti e scribi, ma in noi la buona volontà divenne come una lucerna per la nostra rozzezza, mentre in voi la malizia divenne come una caligine per la vostra conoscenza. 

Gregorio: Infatti chiunque, mosso dallo spirito dell’amore di Dio, lascerà qui quanto possiede, otterrà indubbiamente il culmine della podestà giudiziaria; in modo che colui che per la considerazione del giudizio si sottometterà alla dura necessità di una povertà volontaria, verrà allora a giudicare insieme al giudice.

mercoledì 23 gennaio 2019

Matteo, Capitolo 19, Versetti 23-26


Gesù disse ai suoi discepoli: In verità vi dico che un ricco difficilmente entrerà nel regno dei cieli. E ancora vi dico: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago piuttosto che un ricco entri nel regno dei cieli. Udito ciò, i discepoli si stupirono molto dicendo: Chi dunque potrà essere salvo? Ma guardandoli Gesù disse loro: Presso gli uomini ciò è impossibile, ma «presso Dio tutto è possibile».

Crisostomo: Il Signore non disse queste cose per condannare le ricchezze, ma coloro che sono schiavi di esse, e ammonendo i discepoli che erano poveri a non vergognarsi della povertà.

Ilario: Non è infatti un crimine vere ricchezze, ma bisogna che nel loro possesso ci sia moderazione. Infatti come si può attendere alle necessità dei santi se non rimane nulla da dare?

Rabano: Certo, fra avere del denaro e amare il denaro vi è una certa distanza; è più sicuro però né avere né amare le ricchezze. 

Girolamo: Poiché però le ricchezze possedute difficilmente vengono disprezzate, non disse che è impossibile a un ricco entrare nel regno dei cieli, ma difficile. Quando si parla di difficoltà, non si intende un’impossibilità, ma si indica una rarità.

Ilario: E’ una preoccupazione pericolosa il voler arricchirsi, e un incarico molto pesante per l’innocenza l’occuparsi dell’aumento delle ricchezze; infatti non si acquisiscono servendo Dio i beni del mondo senza esporsi ai vizi del mondo. Per questo è difficile che un ricco entri nel regno dei cieli.

E ancora vi dico: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago piuttosto che un ricco entri nel regno dei cieli. Girolamo: Secondo ciò nessuno dei ricchi sarà salvo. Però, se leggiamo Isaia, vedremo come i cammelli di Madian e di Efa giungono a Gerusalemme carichi di doni e offerte, e come quelli che in un altro tempo erano curvati e distorti sotto il peso dei vizi entrano per le porte di Gerusalemme; e vedremo anche come questi cammelli, simbolo dei ricchi, quando hanno scaricato il pesante carico dei vizi e di tutte le depravazioni sensuali, possono entrare per l’angusto e difficile cammino che conduce alla vita.

giovedì 20 dicembre 2018

Gregorio Magno (santo) (540 - 604)


Dottore e Padre della Chiesa. Fu monaco benedettino e poi papa in un periodo particolarmente difficile, mostrando eccezionali doti di pastore. Scrisse importanti opere che godettero di un'autorità somma e incontrastata in tutto il medioevo.



martedì 4 dicembre 2018

Matteo, Capitolo 18, Versetti 10-14


Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli: vi dico infatti che i loro angeli nei cieli vedono sempre il volto del Padre mio che è nei cieli. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a salvare ciò che era perduto. Che ve ne pare? Se uno ha cento pecore e una di esse si perde, forse che non lascia le novantanove sui monti e va a cercare quella che si è perduta? E se gli accade di trovarla, in verità vi dico che si rallegrerà per essa più che per le novantanove che non si erano perdute. Così non c’è volontà davanti il Padre vostro che è nei cieli che si perisca uno di questi piccoli.

Girolamo: Il Signore aveva detto sopra che dovevano essere amputati il piede, la mano e l’occhio, ogni parentela e ogni costume che potesse dare luogo a scandalo. Ora rende soave la durezza di questa massima dicendo: Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, come se dicesse: non disprezzateli per quanto sta in voi, ma dopo la vostra salvezza cercate anche la loro salute. Se però li vedrete continuare nel peccato, meglio è che vi salviate voi piuttosto che vi perdiate con la moltitudine.

Origene: Sono piccoli coloro che da poco tempo sono nati in Cristo, oppure quelli che non progrediscono come se fossero appena nati. Il Signore non ebbe necessità di comandare che non si disprezzassero i fedeli più perfetti, ma i piccoli, come aveva già comandato prima (v. 6): <<Se qualcuno scandalizzerà uno di questi piccoli>>. Uno forse dirà: qui chiama piccolo il perfetto, secondo quanto dice altrove (Lc 9, 48): <<Chi sarà il minimo tra voi sarà il più grande>>.

Origene: Alcuni affermano che Dio dà agli uomini un Angelo custode, poiché sono venuti a essere, per mezzo dell’acqua rigeneratrice, bambini in Cristo, aggiungendo che non è possibile che un Angelo santo presieda agli increduli e agli erranti, ma nel tempo dell’incredulità e dei peccati l’uomo sta sotto gli angeli di Satana. Altri invece vogliono che, dal momento in cui nasce uno di coloro che sono predestinati da Dio, riceva il suo Angelo custode.
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